Controversie a Los Angeles

Indossare il costume da bagno in città ai primi del XX secolo

DOI : 10.54390/modespratiques.982

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Controverses à Los Angeles
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Controversy in Los Angeles

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© Elsa Abderhamani

Il 17 luglio 1919, Alta Johnson, «una graziosa e giovane madre di famiglia»1, si reca sulla spiaggia di Santa Monica, un comune litorale della regione di Los Angeles, per fare un picnic in compagnia di suo marito, suo figlio e un’amica. Quando a un certo punto non c’è più pane, la giovane donna si mette un accappatoio corto sul costume da bagno e se ne va per le vie della città per trovare di che completare il pranzo. Questa storia non varrebbe la pena di essere raccontata se non fosse che finisce con un arresto. Alta Johnson non ha ancora finito i suoi acquisti quando viene arrestata da un poliziotto particolarmente zelante, Ben Carrillo, per il motivo che il suo accappatoio la copre solo fino alle ginocchia e lascia scoperte le gambe, mentre lei si trova in una strada di città. Orbene, un’ordinanza municipale stabilisce che i bagnanti debbano indossare un abito da città che copra integralmente i loro corpi quando superano questa invisibile barriera che separa la spiaggia dal bitume. L’ordinanza ha fatto scorrere molto inchiostro negli anni precedenti, e nel 1919 la sua applicazione è sempre più rara e aleatoria, molto spesso lasciata alla discrezione degli agenti di polizia. Qualche giorno dopo, Alta Johnson assume degli avvocati e minaccia la città di un processo. In realtà, come indica il giornale locale: «numerose giovani fanciulle vanno e vengono tra il lungomare e il loro appartamento senza mettersi un qualunque indumento sopra il costume da bagno2». Poiché la regola viene costantemente disattesa, finisce col non avere più senso. Questo è quanto argomentano gli avvocati della bagnante. Il comune allora fa marcia indietro e le presenta le sue scuse. La controversia sul fatto di portare il costume da bagno in città si ferma qui. Non se ne parlerà più o quasi negli anni successivi.

La storia di Alta Johnson si iscrive in una lunga lista di arresti di bagnanti, donne e uomini, che si verificano sulle rive di Los Angeles, più in particolare nelle città litoranee di Santa Monica e Venice, tutte e due indipendenti da Los Angeles, ma integrate al tessuto urbano della metropoli3 tra il 1915 e il 1919. Il motivo di questi arresti è sempre lo stesso: la persona è stata sorpresa in costume da bagno per le strade, in tram, o in un negozio della città, contravvenendo così all’ordinanza municipale che esiste a Santa Monica e a Venice, ma anche in numerose stazioni balneari della costa Est degli Stati Uniti4, e che proibisce di portare il costume da bagno in città. Questi arresti sono oggetto di forti controversie, cui fa eco la stampa locale. Questa ordinanza, eccessiva secondo alcuni, necessaria per salvaguardare i buoni costumi e la dignità delle donne secondo altri, è sempre più discussa, molto di più delle prescrizioni che riguardano la forma o la lunghezza dei costumi da bagno. Gli storici hanno scritto la cronaca della «erosione del pudore5» che si osserva sulle spiagge occidentali nel XIX e XX secolo, ritracciando passo per passo le tappe che hanno portato dal costume da bagno lungo, con i suoi collant e la sua cuffia, che portavano le donne ai primi del XX secolo, sino al famoso bikini, inventato nel 19466. Ma questa fascinazione per l’accorciarsi del costume da bagno ha avuto la tendenza, da un lato a dare un’immagine troppo schematica e teleologica di questo processo7, e dall’altro a occultare altre evoluzioni, che sebbene meno spettacolari, hanno avuto un impatto profondo sull’evoluzione dei modi di essere e di presentare il proprio corpo in pubblico nel XX secolo. Qui dunque intendiamo interessarci alla storia di queste ordinanze misconosciute, che delimitano dove indossare il costume da bagno, in spiaggia o addirittura solamente nello spazio acquatico. Poiché gli archivi della polizia di Santa Monica o quelli della polizia di Los Angeles non possono essere consultati – i primi sono stati distrutti e i secondi non sono mai stati messi a disposizione del pubblico8 – questo articolo si nutre soprattutto del racconto degli arresti di bagnanti, così come sono stati pubblicati nei giornali locali.

Cartolina che raffigura le spiagge di Santa Monica.

Cartolina che raffigura le spiagge di Santa Monica.

Dagli anni Dieci, le spiagge della regione sono facilmente raggiungibili in auto (si distinguono le numerose spazi di parcheggio per gli Angelinos) o in tram.

Collezione privata : Elsa Devienne

Cartolina che raffigura la spiaggia di Ocean Park a Santa Monica.

Cartolina che raffigura la spiaggia di Ocean Park a Santa Monica.

In secondo piano, si vede uno dei numerosi parchi di divertimento della costa.

Collezione privata : Elsa Devienne

La controversia sul fatto di indossare il costume da bagno in città ci ricorda in effetti delle problematiche assai contemporanee sulla questione dell’abito e del contesto spaziale nel quale è indossato. Dai decreti municipali instaurati da cittadine balneari nel sud della Francia, per lottare contro i turisti che passeggiano in costume da bagno in città, ai divieti di portare calzoncini corti e altre tenute leggere nelle chiese italiane, senza dimenticare il dibattito sul fatto di indossare il velo nei luoghi pubblici in Francia, le controversie abbondano non appena ci si interroga sul significato di un indumento – o della sua assenza ­– in un luogo particolare, segnatamente se considerato sacro o repubblicano. Come ricorda Nicole Pellegrin, l’abito «significa la divisione sociale del tempo e dello spazio9», serve a connotare la differenza di natura tra il luogo e tra i periodi dell’anno o della vita. Quindi, un indumento non avrà lo stesso senso a seconda del luogo in cui è indossato. Integrare la dimensione spaziale nella storia del costume da bagno equivale dunque a tenere conto degli spazi e delle frontiere assegnate a questo abito, e del modo in cui essi sono stati sconvolte dai bagnanti con le loro pratiche quotidiane.

Nello specifico, si tratta di interessarsi alle restrizioni spaziali imposte ai bagnanti nel contesto urbano. A Los Angeles, città dell’Ovest americano che ha avuto una crescita demografica spettacolare ai primi del XX secolo, grazie allo sviluppo dell’agricoltura intensiva, alla speculazione immobiliare e all’insediamento dell’industria cinematografica nella regione, la spiaggia è letteralmente dentro la città. Anche se in origine era stata fondata nell’entroterra, Los Angeles infatti ai primi del secolo raggiunge la riva dell’oceano, offrendo così ai suoi abitanti la possibilità di lavorare negli uffici del centro città durante la mattina, e di farsi un bagno di sole al pomeriggio, sulle ampie spiagge di sabbia di Santa Monica, di Venice, o di altre città litoranee facilmente accessibili in automobile o con il tram. In questo contesto le autorità locali hanno cercato di regolamentare le spiagge come se fossero uno spazio urbano a tutti gli effetti. La spiaggia, nella misura in cui autorizza la semi nudità e un parziale abbandono delle convenienze, costituisce un luogo potenzialmente pericoloso, e che va sorvegliato, in modo da impedire che l’atmosfera rilassata delle rive non finisca col contaminare i comportamenti e l’abbigliamento in città. Portare il costume da bagno in città costituisce una delle trasgressioni contro le quali le autorità municipali di Santa Monica e Venice si mobilitano ai primi del secolo. Ma piuttosto che regolamentare con troppa rigidità le tenute dei bagnanti, il che rischierebbe di farli fuggire verso altre rive, le città scelgono di concentrare i loro sforzi sul mantenimento di una frontiera tra la spiaggia – dove le prescrizioni di abbigliamento sono relativamente elastiche – e la città – dove invece l’epidermide deve essere celata. Tuttavia, come vedremo questa è una barriera difficile da far rispettare. I bagnanti la ignorano o fingono di ignorarla, e trasgrediscono la frontiera tra città e spiaggia, influenzando progressivamente quello che è considerato accettabile in città, dal punto di vista dell’abbigliamento.

Questo articolo propone dunque di allontanarsi dalle storie che si raccontano sulle cosiddette «battaglie di spiaggia10» troppo spesso focalizzate sulle donne, le spiagge della costa Est degli Stati Uniti, e la questione della lunghezza o della forma dei costumi da bagno. Le controversie sul portare il costume da bagno in città riguardano sia le donne che gli uomini, e turbano le stazioni balneari della costa Ovest come quelle della costa Est. Soprattutto adottando una scala micro-locale, lo studio di tali controversie fa luce sulle invisibili frontiere che segmentano lo spazio urbano e il modo in cui i cittadini, nei loro spostamenti quotidiani, fanno muovere queste frontiere. Facendo questo speriamo di contribuire alla scrittura di una storia del corpo nello spazio pubblico e, al tempo stesso, di una storia della spiaggia nel XX secolo, periodo troppo spesso trascurato a vantaggio del XVIII e XIX secolo11.

Bagnanti sulla spiaggia di Santa Monica nel 1910.

Le donne portano un vestito ampio e calze; alcune di esse indossano cuffia da nuoto per coprire i loro capelli. Gli uomini indossano abiti che soprono le spalle e arrivano all'altezza del ginocchio.

Per gentile concessione : Santa Monica Public Library Image Archives.

Bagnanti sulla spiaggia di Santa Monica nel 1910.

Bagnanti sulla spiaggia di Santa Monica nel 1910.

Per gentile concessione : Santa Monica Public Library Image Archives.

Le origini della controversia

La maggior parte delle stazioni balneari viene creata alla fine del XIX secolo dietro iniziativa di uomini d’affari che intraprendono attirare i turisti e i residenti verso l’oceano, costruendo dei moli, delle piscine all’aperto, degli alberghi, dei parchi d’attrazione e degli stabilimenti balneari. Poiché l’assetto turistico del litorale è relativamente tardivo rispetto all’Europa o alla costa Est, si sviluppa quasi immediatamente in un contesto ludico, senza preoccupazioni igieniste o di obblighi morali. E così, sulle rive di Los Angeles, non vi è separazione dei sessi come invece ancora accade altrove: le spiagge sono fin dall’inizio uno spazio per il tempo libero, in cui i bagnanti sono invitati a godersi i piaceri dell’acqua e dei giochi di sguardi. Tuttavia, come nel resto degli Stati Uniti, esistono delle regole per quanto riguarda le tenute da spiaggia. All’inizio degli anni Dieci la maggior parte delle stazioni balneari dispongono di una ordinanza che indica precisamente la lunghezza e la forma dei costumi da bagno autorizzati: le donne come gli uomini devono indossare un costume che scenda fino ai ginocchi e che copra le spalle. Quello delle donne deve comportare un abito che copra le anche e le cosce, su alcune spiagge si raccomanda persino che le bagnanti si dotino di una cuffia e di collant12. Ma in altre città, come a Santa Monica, si ritiene che non sia necessaria un’ordinanza e che ogni bagnante debba fare appello al suo senso del pudore13. In altre parole, la regola viene imposta o in modo formale, o in modo informale, tramite la pressione collettiva. D’altro canto, bisogna precisare che le tenute prescritte sono immaginate unicamente per il bagno: sulle fotografie dei primi del secolo, la maggior parte delle persone presenti in spiaggia (sdraiate o sedute) rimangono vestite. In effetti si ritiene che quando esce dall’acqua, il bagnante debba recarsi allo stabilimento balneare dove potrà lavarsi e cambiarsi con un abito da città. Questa regola non è sempre rispettata: alcune persone si cambiano sul posto cercando di nascondersi allo sguardo degli altri bagnanti, con il rischio di farsi arrestare dalla polizia14. Ma la spiaggia, e a fortiori i suoi dintorni, resta uno spazio in cui si è vestiti come in città.

A partire dagli anni Dieci questa situazione è sconvolta da numerosi fattori. Da un lato il costume da bagno monopezzo per le donne – un costume di tessuto scuro ma relativamente attillato, che finisce a livello delle anche e permette di nuotare molto più facilmente che non con un vestito e dei collant – fa una apparizione clamorosa sulle spiagge del paese, grazie in parte alla pubblicità che ne fa Annette Kellerman, una nuotatrice australiana aureolata dai suoi successi sportivi, che viene arrestata in questa tenuta nel 1907 sulla spiaggia di Revere Beach vicino a Boston per oltraggio al pudore15. D’altra parte, all’inizio degli anni Dieci incomincia a propagarsi negli Stati Uniti tra le classi medie e superiori la moda dell’abbronzatura, in coincidenza con la diffusione dei viaggi nei paesi del Sud e lo sviluppo dello sport all’aria aperta16. Asciugarsi sulla sabbia e offrire il proprio corpo ai raggi del sole diventa un comportamento sempre più comune. Infine, l’inizio degli anni Dieci corrisponde ugualmente al periodo durante il quale le stazioni balneari della Costa degli Angeli incominciano una mutazione del loro statuto, da luoghi di villeggiatura stagionale a città residenziali a tutti gli effetti. Numerosi abitanti di Los Angeles scelgono di installarsi sulla costa e di fare i pendolari tra il mare e gli uffici del centro città. Questa trasformazione economica e demografica ha delle conseguenze su ciò che è accettato o meno nelle vie della città: una piccola élite locale – composta principalmente da uomini d’affari implicati nell’ economia del turismo o dell’immobiliare, e di capi religiosi – si costituisce e si autonomina guardiano del carattere rispettabile della città e dei suoi abitanti.

Annette Kellerman posa nel suo famoso costume intero nero (1919).

Annette Kellerman posa nel suo famoso costume intero nero (1919).

Questo la portò ad essere arrestata sulla spiaggia di Revere Beach, vicino a Boston, Massachusetts, nel 1907.

Washington, Library of Congress, Prints & Photographs Division, George Grantham Bain Collection, LC-B2- 738-5.

I primi arresti

È in questo contesto che la controversia riguardante il portare il costume da bagno in città prende le sue radici. Un numero crescente di bagnanti di ambo i sessi, vestiti con costumi all’ultima moda, vanno a passeggio sulla spiaggia, giocano a palla, si sdraiano sulla sabbia per esporre la propria pelle al sole, peggio ancora, alcuni in questa tenuta si avventurano nelle vie adiacenti per andare a prendersi da bere o da mangiare o semplicemente per tornare a casa loro. Questi comportamenti, anche se sembrano naturali ai nostri occhi, costituiscono una vera rottura in una società dove il corpo nudo non è mai esposto agli sguardi in uno spazio pubblico. Le reazioni ostili si moltiplicano, da parte soprattutto dalle autorità religiose locali e dei club di donne delle classi superiori, e incominciano gli arresti. Questi ultimi generano all’inizio dei malintesi sul motivo invocato, al punto che il capo della polizia di Santa Monica deve spiegarsi in merito nel giornale della città nel 1916: «Nessuno è stato arrestato o giudicato a causa del tipo di costume da bagno indossato in spiaggia o nell’oceano17», afferma, negando la voce secondo la quale alcuni bagnanti sarebbero stati arrestati sulla spiaggia a causa di un costume da bagno non conforme. La sola ordinanza che esiste nei testi di legge, e che egli si sforza di conseguenza di far rispettare, riguarda la necessità di portare un indumento sopra al costume da bagno quando il bagnante cammina per la strada. Egli si sforza di spiegare che non importa quello che succede sulla spiaggia, dal momento in cui le persone rispettano questa regola di base nell’ambito cittadino.

La stessa cosa succede a Venice, quando verso la metà degli anni Dieci l’élite locale, segnatamente quella religiosa, si mobilita per fare applicare la legge. Tuttavia, i primi arresti, nel 1914, causano una tale ondata di proteste da parte dei bagnanti che la polizia deve, almeno per il momento, rinunciarvi. L’anno seguente, l’atmosfera generale è cambiata, secondo la polizia, e numerosi turisti venuti dall’Est degli Stati Uniti, «poco avvezzi a vedere delle persone per la strada con il loro costume da bagno o spaparanzati al sole sulla spiaggia18», si sono lamentati presso le autorità. Le spiagge dell’Ovest in effetti hanno la reputazione di tollerare delle tenute più leggere rispetto a quelle della costa Est. Nel catalogo di vendita di vestiti per corrispondenza Roebuck I costumi da bagno più osé sono infatti qualificati come «stile californiano19». Le inquietudini delle autorità di Venice sembrano confermare questa reputazione. Delle dichiarazioni attestano parimenti il fatto che la rispettabilità della città può essere una carta in più per attirare i turisti che ci tengono alle convenienze in materia di abbigliamento. A Venice, il comune sceglie dunque di essere severo e di proibire il costume da bagno non soltanto in città, ma anche su una parte della spiaggia. Infatti, l’ordinanza municipale stabilisce che i bagnanti non devono allontanarsi «di più di 6 m. dal mare» in tenuta succinta20. In altre parole, sono costretti a rivestirsi o a coprirsi con un accappatoio appena hanno finito di fare il bagno. A Venice come a Santa Monica tutto sta nel garantire la tenuta stagna della frontiera tra la città, in cui devono continuare ad essere rispettate le convenzioni sociali, e la spiaggia, dove le autorità devono mostrarsi più flessibili se desiderano attirare dei villeggianti. Ma imponendo l’abito da città persino sulla sabbia, Venice tenta di distinguersi dalla sua vicina e rivale, Santa Monica, e di avere la meglio nella lotta per la rispettabilità.

Una ordinanza controversa a livello locale

Queste decisioni non sono prese alla leggera. In un contesto di competizione tra le diverse stazioni balneari che si moltiplicano lungo la costa, l’applicazione più o meno severa dell’ordinanza può in effetti avere delle conseguenze economiche maggiori per le città della costa che dipendono ancora largamente dal turismo. Ma è difficile accontentare tutti. Le spiagge pubbliche della regione sono frequentate da un pubblico variegato, che comprende sia dei turisti ricchi venuti da Boston e New York che degli operai di Los Angeles in libertà. Se i visitatori provenienti dall’Est sembrano essere scioccati dall’ esposizione dell’epidermide in città, ci sono altri bagnanti che, al contrario, vengono sulle spiagge avendo in mente i film di Hollywood girati sulla costa, sperando per esempio di scorgere le famose bathing beauties, quelle attrici che compaiono nelle commedie burlesche di Mac Sennett tra il 1915 e il 192921, e che ostentano dei costumi da bagno molto audaci per l’epoca. Gli uomini d’affari implicati nell’economia del turismo sono d’altronde molto consci dell’impatto dell’immagine balneare, che è diffusa tramite il cinema o i dépliant pubblicitari, sul pubblico. A Santa Monica, dove la controversia imperversa in seguito a numerosi arresti di bagnanti di ambo i sessi nel 1916, il direttore dello stabilimento balneare osserva così che non è giudizioso spedire giovani bagnanti in prigione perché portano un costume da bagno alla moda per strada, dal momento in cui la città stessa fa circolare in tutta la regione dei dépliant pubblicitari sui quali è raffigurata una giovane donna che indossa un costume da bagno simile22.

Proprio come quest’ultimo, la grande maggioranza dei membri della élite di commercianti sostiene una applicazione moderata dell’ordinanza. Il proprietario dello stabilimento balneare di Ocean Park, situato a Venice, ritiene infatti che la polizia dia una interpretazione troppo «letterale» all’ordinanza quando fa arrestare i suoi clienti che sono usciti, vestiti con il solo costume, per comprare delle bevande e delle noccioline americane nel negozio situato di fronte alla spiaggia23. Quanto ha Frank E. Bundy, un uomo d’affari importante della città di Santa Monica, egli si preoccupa della cattiva reputazione che si sta procurando la città a causa della pubblicità data a questi arresti24. Contrariamente agli uomini d’affari della regione, che temono di vedere scappare i turisti verso altre rive, se gli arresti diventano troppo numerosi, i dirigenti religiosi si schierano a favore di un’applicazione severa della legge. Il reverendo Sydney Maddox, che dirige la prima chiesa Battista di Santa Monica, sostiene pertanto con fermezza la campagna di arresti dell’estate 1916, organizzando delle conferenze pubbliche sul tema25. In altre parole, l’ordinanza è lungi dal riscuotere l’unanimità.

L’impossibile applicazione della legge

Controversa a livello locale, l’ordinanza è d’altronde difficile da applicare nella pratica. Ci sono molteplici questioni che si pongono alle autorità incaricate di farla rispettare: il lungomare e i moli sono anch’essi parte della spiaggia in virtù delle loro funzioni balneari, oppure appartengono al mondo della città? E che ne è dei tram e delle automobili? L’ordinanza così com’è a Santa Monica non comporta nessuna precisione per quanto riguarda l’esatta delimitazione dello spazio in cui è autorizzato il costume da bagno, pertanto queste questioni vengono risolte di volta in volta, in funzione dei reclami che sono sporti dalla popolazione presso gli agenti di polizia. Nel luglio del 1916 una giovane donna di 22 anni è così arrestata per essere salita su di un tram in costume da bagno, e «avere enormemente scioccato i passeggeri che si recavano al mare26». Quest’ultima finisce con l’essere rilasciata senza ricevere una multa, ma dopo essere stata a lungo rimproverata dalla «matrona della polizia», cioè una donna funzionario di polizia. L’automobile pone un problema ancora più spinoso poiché non è chiaro se la polizia debba considerare quest’ultima come uno spazio privato o semi-pubblico. Orbene, e proprio alla fine degli anni Dieci che diventa abituale andarsene in spiaggia in automobile con già indosso il costume da bagno, per risparmiare il prezzo dello stabilimento balneare. Gli abitanti di Los Angeles in effetti associano l’automobile ad una estensione del loro spazio privato. Ai primi degli anni Venti, la questione sembra essere risolta: quando, nel 1924, si verifica un incidente d’auto nel quale sono coinvolte tre giovani donne in tenuta succinta, queste ultime sono poi lasciate andare senza essere accusate27. I poliziotti esitano parimenti ad arrestare un bagnante che passeggia in costume da bagno in uno stabilimento privato. Nel luglio del 1916, un giovanotto di 16 anni, ad esempio, viene semplicemente rimproverato perché si è recato in costume da bagno in un negozio28. Un mese dopo una giovane donna originaria di San Francisco viene arrestata e condotta al posto di polizia per avere fatto delle spese a più di un chilometro dalla spiaggia, con un costume da bagno all’ultima moda, sul quale tuttavia aveva indossato un corto paltò29. La differenza nel modo in cui vengono trattati questi due bagnanti sembra significare che la legge è applicata in modo più diligente quando si tratta di una donna.

Parallelamente a queste decisioni le autorità municipali prendono dei provvedimenti per materializzare in modo più apparente la frontiera tra la spiaggia e la città. Nel 1916, la polizia di Santa Monica fa così erigere lungo la spiaggia dei cartelli che indicano che è proibito passeggiare per strada in costume da bagno30. L’iniziativa si rivela insufficiente e la confusione continua a regnare tra i bagnanti. L’anno seguente, un giornalista osserva che il limite a partire dal quale è obbligatorio portare l’accappatoio «non è indicato con una corda», e di conseguenza esso è «altrettanto facile da varcare dell’equatore31». Il paragone indica che i bagnanti non hanno necessariamente coscienza di attraversare questa frontiera e che, anche se conoscono la legge in vigore, possono contravvenire ad essa senza rendersene conto. Le caratteristiche materiali delle spiagge di Los Angeles, e in realità di tutte le spiagge ai confini di una grande città, e cioè l’assenza di corde o di barriere, rendono difficile ogni severa applicazione di una legge che implica la demarcazione tra diverse zone. Allo stesso modo, le leggi informali di separazione delle razze sulla spiaggia di Chicago sono trasgredite nel 1919, quando una zattera di fortuna costruita da alcuni ragazzi neri deriva verso la spiaggia riservata tradizionalmente ai bianchi, dando luogo a delle violente recriminazioni da parte dei bagnanti e, più tardi, ad una zuffa generale che si trasforma in sommossa razzista nei giorni seguenti32. Le condizioni materiali, ed in questo caso specifico le condizioni ambientali, impediscono il rispetto di questo tipo di legge.

L’applicazione della legge si scontra anche con problemi d’organigramma e attrezzature. All’inizio dell’estate del 1917, il capo della polizia di Venice ritiene che «non ci siano abbastanza poliziotti in città per sorvegliare tutti i bagnanti». Inoltre essi non sono attrezzati per recarsi sulla spiaggia e ancora meno nell’acqua: «che possibilità avrebbe un poliziotto di acchiappare un bagnante che si gettasse in acqua dopo essere stato rincorso per la strada?33», si chiede il giornalista del giornale locale. Logicamente potrebbero essere i bagnini le persone sulle quali le autorità, in questo caso specifico, potrebbero appoggiarsi, ma questi ultimi di solito sono poco inclini a far rispettare la legge. Nel 1917 un bagnino interrogato dal giornale locale spiega che non ci tiene ad applicare l’ordinanza, nella misura in cui si rischierebbe di «esigere da lui che si metta un accappatoio quando è in servizio34». Trovandosi loro stessi in perpetua infrazione, visto che portano il costume da bagno in spiaggia e nei suoi dintorni, i bagnini si schierano al fianco degli oppositori all’ordinanza.

Le difficoltà di fronte alle quali si trovano i comuni per far rispettare la legge dimostrano fino a che punto le spiagge siano degli spazi difficili da regolamentare nel contesto urbano. La mancanza di uniformità delle regole applicate sulla sabbia a seconda dei comuni, l’assenza di una polizia assegnata specificatamente alla spiaggia, e il carattere elusivo del limite tra la sabbia e il bitume fanno del litorale un luogo a parte, che gode di un regime giuridico diverso, più elastico di quello che è imposto in città. I dibattiti senza fine sul modo in cui questa ordinanza dovrebbe essere applicata indicano in effetti che le trasgressioni sono ricorrenti, per non dire quotidiane.

La spiaggia di Ocean Park a Santa Monica nel 1915.

La spiaggia di Ocean Park a Santa Monica nel 1915.

Alcune persone sembrano indossare abiti per la città, ma la maggiore parte delle persone sulla sabbia sono ora in costume da bagno. Tuttavia, è dfficile dire dove finisce la spiaggio e dove comincia la città

Per gentile concessione : Santa Monica Public Library Image Archives.

Panorama sulla spiaggia di Ocean Park che mostra la stabilimento balneare.

Panorama sulla spiaggia di Ocean Park che mostra la stabilimento balneare.

Collezione private : Elsa Devienne

La trasformazione della spiaggia in luogo di ozio e di esibizione dei corpi

Ciò nonostante, non tutte le trasgressioni sono giudicate con la stessa severità. Nel 1917, quando alcuni abitanti di Santa Monica si lamentano che portare un accappatoio di qualità su un costume da bagno bagnato rischierebbe di rovinarne il tessuto, il capo della polizia cerca di calmare gli animi. Egli risponde prudentemente che verrebbero arrestate soltanto le persone che «in modo evidente non si affrettano per tornare a casa propria o per raggiungere la spiaggia35». Gli agenti di polizia pertanto sono incoraggiati a tenere presente il comportamento del bagnante prima di procedere ad un arresto. Il capo della polizia va ancora più in là e precisa che lo scopo dell’ordinanza è soprattutto di evitare «lo spettacolo volgare dei bagnanti per le strade36». Egli intende più in particolare «alcune signorine [a cui] piace mettersi in costume e andare a spasso così, senza però mai mettere piede nell’acqua», aggiungendo subito dopo che anche gli uomini sono interessati, e che essi «dovrebbero vergognarsi di essere così poco modesti!37». Secondo la polizia della città, non si tratta quindi tanto di limitare la presenza dei bagnanti in costume da bagno in città, quanto di regolamentare le loro intenzioni quando escono in questa tenuta. Se si tratta evidentemente di un semplice mezzo di risparmiare tempo, in questo caso la polizia sarà indulgente, ma se il bagnante intende mostrare il suo corpo pavoneggiandosi nella strada, allora l’arresto è giustificato. Al centro della controversia dunque è il problema della esibizione volontaria e ricercata del corpo seminudo nello spazio pubblico.

L’altra dimensione trasgressiva che appare attraverso questi discorsi è legata alla trasformazione della spiaggia, agli albori del XX secolo, in un luogo di immobilità orizzontale e di ozio.   Questa trasformazione riflette un’evoluzione più ampia, quella dei valori dominanti della società americana e in particolare del suo rapporto con il tempo libero, al volgere del secolo. Come spiega la storica Cindy Aron, la società americana del XIX secolo immagina il tempo libero e le vacanze in una prospettiva utilitaria e di miglioramento di sé: questo tempo di riposo deve servire a qualche cosa, essere messo a profitto, il che spiega in particolare la moltiplicazione delle chautauquas, queste specie di centri di vacanze in cui gli americani delle classi media e operaia vengono invitati ad assistere a delle conferenze38. All’alba del nuovo secolo, l’emergere e il successo di nuovi centri di svago commerciali come il cinema, i dancing, e i parchi d’attrazione, contribuiscono allo sviluppo di una cultura di massa mista, libera dalle considerazioni morali sulla utilità del riposo, e concentrata sui piaceri fisici fugaci che procurano le montagne russe o la visione di un film39. Le tensioni che genera questa nuova cultura appaiono in modo particolarmente evidente nei discorsi riguardanti la spiaggia: per i partigiani più ardenti dell’ordine vittoriano, i bagnanti trasgrediscono l’ordinanza quando sono per la strada ma anche quando si recano in spiaggia in costume da bagno, ma non vanno a fare il bagno. Coloro che restano all’asciutto sono percepiti, in particolare dai dirigenti religiosi, come dei «buoni a nulla40», «privi di ogni decenza41», che vengono sulla spiaggia solamente per esibirsi, distogliendo così la spiaggia dal suo obiettivo igienista, quello di nuotare e così facendo mantenere la propria salute. Se le nuove sensibilità che presiedono alla «invenzione della spiaggia42» nascono proprio nel XIX secolo, come ha dimostrato Alain Corbin in Le territoire du vide, bisogna però moderare l’affermazione e sottolineare questa enorme trasformazione che si verifica all’inizio del XX secolo e che fa della spiaggia, progressivamente e non senza recriminazioni, il luogo della pigrizia e dell’esibizione dei corpi immobili sulla sabbia. La spiaggia moderna – quella che si disegna attraverso i discorsi denunciatori dei partigiani dell’ordinanza – non ha più niente in comune con la spiaggia della fine del XIX secolo in cui la maggior parte dei presenti sono seduti a gambe incrociate e portano un abito da città.

L’abbandono progressivo dell’ordinanza

Alla fine degli anni Dieci, i fautori dell’applicazione severa dell’ordinanza si trovano in una situazione sempre più difficile da sostenere. Nel campo opposto si trovano non soltanto la giovane generazione – i giovani uomini e donne che prendono parte a questa nuova cultura di massa –, ma anche i membri della élite economica locale, che vedono di cattivo occhio la pubblicità fatta da questa controversia alla regione. Nel 1917, l’opposizione tra i due campi si materializza intorno alla organizzazione, nelle strade di Venice, di una sfilata degli ultimi modelli di vetture, sulle quali devono apparire delle giovani attrici di Hollywood in costume da bagno. L’evento è organizzato dalla Camera di Commercio locale, che spera così di fare concorrenza a Santa Monica, dove ogni anno ha ugualmente luogo una sfilata di automobili. Già l’anno precedente Venice aveva previsto di organizzare un simile evento, prima che l’idea non fosse abbandonata di fronte alle proteste dei pastori della città. Questi ultimi in effetti si oppongano fermamente alla presenza di attrici in tenuta succinta per le strade. Come fa osservare il reverendo Fenwicke L. Holmes, che prende la testa della campagna anti parata nel 1917, una sfilata di giovani donne in costume da bagno – anche se sedute in delle automobili – violerebbe l’ordinanza che proibisce il costume da bagno in città43. La giunta comunale alla fine prende il partito della Camera di commercio e autorizza la parata44. La semi nudità è così ritenuta accettabile in città, qualora sia strettamente inquadrata e quando si inscriva in una campagna di promozione della città.

Questa decisione riflette un cambiamento principale nell’atteggiamento della giunta municipale – composta soprattutto da uomini d’affari – nei confronti delle autorità religiose locali: se il reverendo F.L. Holmes era riuscito, nel 1916, a convincere il comune a rinunciare all’organizzazione di una tale sfilata, l’anno successivo non è già più così. Come prova supplementare di questo cambiamento, qualche giorno dopo lo svolgersi della sfilata, i membri della giunta comunale decidono di abrogare l’ordinanza controversa e di dedicare i loro sforzi alla lotta contro una nuova moda, che vede gli uomini esporsi a torso nudo sulla spiaggia45. La decisione non piace affatto al sindaco della città, che ordina immediatamente alla polizia di ignorare questa decisione e di procedere all’arresto di tutti i bagnanti che passeggiano a più di 6 metri dall’oceano in costume da bagno46. Il braccio di ferro tra il sindaco e la giunta comunale continua durante il mese d’agosto 1917, quando ogni campo espone il suo punto di vista nel giornale locale. Secondo i due membri della giunta comunale incaricati dei problemi di pudore in riva al mare, il costume da bagno ad un pezzo e l’unico che sia appropriato per il bagno e il suo utilizzo non rimette in questione la rispettabilità delle donne che lo indossano. Quanto al sindaco della città, anche se tenta di far prova di indulgenza, raccomandando così l’arresto soltanto alla seconda infrazione, egli si rifiuta però di cambiare posizione47. La questione viene finalmente risolta sul campo, tramite l’azione o piuttosto l’inazione della polizia. In realtà durante il mese non vi è stato nessun arresto, cosa che il giornale locale attribuisce alla mancanza di volontà degli agenti di polizia di fermare i colpevoli48. I poliziotti conoscono troppo bene le difficoltà pratiche nel far rispettare una tale ordinanza, senza contare che l’ordine del sindaco è apertamente rimesso in questione da una grande parte della élite locale. In queste condizioni, è probabile che gli agenti abbiano preferito ignorare le infrazioni di cui erano testimoni. L’ordinanza viene in seguito dimenticata e Venice diventa negli anni successivi, una spiaggia rinomata per le donne in costume da bagno che vi si pavoneggiano.

A Santa Monica, il sindaco della città ricorda i termini esatti dell’ordinanza in una dichiarazione ufficiale nel 1918, ma molti segnali indicano che essa è sempre meno applicata. Innanzitutto, durante la sua dichiarazione, il sindaco si affretta a precisare che la città non è «puritana per quanto concerne i costumi da bagno», e che non ci sarà «nessuna ridicola restrizione49» imposta ai bagnanti al di fuori dell’ordinanza che proibisce di portare il costume da bagno in città. Questo discorso significa che il comune vuole ad ogni costo evitare di spaventare i turisti e che desidera dare una immagine risolutamente moderna. Il seguito, durante l’estate 1918 non viene fermato nessun bagnante, con grande sollievo delle autorità50. Pertanto, quando Alta Johnson è arrestata da Ben Carrillo il 17 luglio 1919, mentre da almeno un anno non era stato registrato nessun arresto, il caso solleva un polverone. Il giornale locale si preoccupa di vedere diffondere l’informazione nei grandi giornali della città come il Los Angeles Examiner, poiché teme che l’incidente faccia di Santa Monica «un oggetto di scherno da parte delle persone di ampie vedute51». Di fronte alla copertura mediatica negativa dell’arresto, la polizia si vede costretta a fare marcia indietro e ad abbandonare, in pratica, l’ordinanza. Il 23 luglio 1919, il capo della polizia di Santa Monica dichiara effettivamente alla stampa che «la modestia naturale delle donne dovrebbe evitare un’applicazione drastica dell’ordinanza». Nonostante egli stesso si dichiari contrario alla «esibizione non necessaria dei bagnanti che non portano l’accappatoio sopra al loro costume quando si trovano nei quartieri cittadini», egli è del parere che si debba lasciare ai turisti un margine di tolleranza, nella misura in cui vengono rispettate le buone maniere. E conclude affermando che «l’era puritana è finita» e che le «idee di alcuni irriducibili religiosi oramai non sono più in voga52». Tali parole riflettono lo scisma che divide l’élite commerciale dai dirigenti religiosi. Ma l’immagine turistica della città e troppo importante agli occhi del comune per lasciare che questi ultimi dettino legge. Tanto più che in pratica, ci sono già troppi bagnanti che camminano per la strada in costume da bagno perché si possa invertire la tendenza. Nel 1919 il costume da bagno ad un pezzo «è onnipresente53» e molte giovani donne lo esibiscono nelle vie della città54. Il comune finisce dunque con il piegarsi di fronte alle trasgressioni quotidiani dei bagnanti e al battage mediatico attorno al caso di Alta Johnson. L’anno seguente è a Santa Monica che Annette Kellerman salva una bagnante in difficoltà che stava per affogare. La celebre nuotatrice approfitta di questo evento per reiterare il suo sostegno al costume da bagno ad un pezzo e, implicitamente, al suo utilizzo dentro e fuori dall’acqua55.

I membri di un club privato si rilassano sulla spiaggia in costumi da bagno tipici dalla metà degli anni venti.

I membri di un club privato si rilassano sulla spiaggia in costumi da bagno tipici dalla metà degli anni venti.

I costumi sono più stretti e permettono di vedere le spalle e le cosce dei bagnanti.

«  Casadelmar Topics  », vol. 1, n° 6, agosto 1925, pag. 9 / California Tourism and Promotional Literature Collection, Oviatt Library, California State University Northridge.

L'attrice Imogen Ingalls posa sulla spiaggia di Del Rey.

L'attrice Imogen Ingalls posa sulla spiaggia di Del Rey.

Palisades Del Rey Press, 15 Giugno 1926, pag. 7 / Fritz Burns Collection, Archives and Special Collections, William H. Hannon Library, Loyola Marymount University

Negli anni seguenti, non si parla quasi più dell’ordinanza. Il tema riappare negli anni 1920, ma questa volta nei comuni litoranei più lontani da Los Angeles, come Newport Beach, una piccola stazione balneare che accoglie all’epoca un numero crescente di residenti durante tutto l’anno, preoccupati di rispettare le convenienze56. Ma a parte queste rare menzioni, l’ordinanza è rapidamente dimenticata. Il costume da bagno intero si è guadagnato il diritto all’esistenza sulla spiaggia, e persino nei suoi immediati dintorni. Come prova di questa trasformazione, sono sempre più numerose le attrici che si fanno fotografare in tenuta succinta sulla sabbia all’inizio degli anni Venti. Una fotografia di Imogene Ingalls, una giovane attrice di San Francisco, che appare il 15 giugno 1926 nel Palisades Del Rey Press, il giornale del quartiere litorale di Del Rey situato a sud di Los Angeles è un buon esempio di questa nuova moda. Con i capelli ancora umidi, la giovane donna si mette in posa sulla spiaggia con un costume da bagno ad un pezzo bagnato, che le aderisce alla pelle e rivela le forme delle sue anche e dei seni. Con i suoi capelli corti, Imogene Ingalls è l’incarnazione delle flappers, quelle giovani donne degli anni Venti che fumano e ballano in pubblico, con disprezzo delle convenzioni57. In dieci anni, il rapporto con il corpo e la sua esposizione in pubblico è enormemente cambiato. È diventato oramai accettabile, almeno per una giovane attrice, esibire il proprio corpo seminudo in pubblico. Lo svolgimento del primo concorso di Miss America nel 1921 ad Atlantic City, concorso che comprende una sfilata in costume da bagno, è un altro esempio rivelatore di questa evoluzione58.

L’influenza di questi conflitti sulle norme d’abbigliamento in città

Le trasgressioni quotidiane dei bagnanti di Venice e Santa Monica s’iscrivono dunque in un movimento più ampio – portato dalla giovane generazione, avida dei piaceri della nuova cultura di massa, e dall’élite commerciante – che vede i valori vittoriani perdere la loro importanza di fronte all’arrivo di valori concorrenti quali sono il piacere, la gioventù, la valorizzazione del corpo e la sua esibizione in pubblico. Queste trasgressioni hanno delle conseguenze sul modo di presentare il proprio corpo sulla sabbia, ma anche in città. Tali pratiche contribuiscono in effetti al rilassamento dei codici dell’abbigliamento applicati nello spazio pubblico nell’insieme della regione metropolitana e soprattutto nei luoghi che sono lontani dalla spiaggia. Nel 1941, la guida turistica del Federal Writers Project dedicata a Los Angeles spiega così che non è raro vedere «dei costumi da bagno indossati per la strada a 50 chilometri dalla spiaggia59».

Più in generale si può formulare l’ipotesi che la disinvoltura leggendaria degli Angelinos, descritta dalla penna tagliente di Nathanael West in Il giorno della locusta, sia un prodotto della scomparsa delle frontiere fra la spiaggia e la città. Nel suo famoso romanzo sulla Hollywood degli anni Trenta West descrive con humour quegli impiegati del telefono vestiti come se andassero a disputare una partita di tennis, e quegli impiegati di banca vestiti in modo che si potrebbe credere siano sul punto di salire a bordo di uno yacht60. Questo stile di abbigliamento sportivo e disinvolto, così caratteristico della città sin dagli anni Trenta (e ancora oggi), è strettamente legato alle trasgressioni quotidiane dei bagnanti dei primi del secolo. Questi uomini e donne che, ogni giorno, respingevano il limite di ciò che era considerato accettabile come abbigliamento in città, hanno in effetti contribuito, entro una certa misura, al rilassamento delle norme della presentazione di sé nello spazio pubblico, e all’emergere di una cultura dell’abbigliamento originale, propria della California del Sud.

Conclusione

Questa influenza delle mode balneari sui modi di vestirsi in città non avrebbe potuto verificarsi se la polizia non avesse dimostrato in fin dei conti una certa tolleranza nei confronti dei bagnanti che infrangono la legge. Se l’estate 1916 vede un gran numero di arresti, questi in seguito diventano sempre più rari, e l’ordinanza che proibisce di portare il costume da bagno in città non viene più applicata a partire dall’inizio degli anni Venti. Le autorità comunali devono in effetti far fronte a molteplici ostacoli all’applicazione stretta della legge. In assenza di una vera e propria polizia della sabbia, le spiagge sono degli spazi difficile da controllare e da delimitare dal punto di vista spaziale. Tanto più che una severità eccessiva rischia di nuocere all’economia del turismo e del tempo libero. Alla fine, l’ordinanza è oggetto di molteplici compromessi tra i desideri dei bagnanti, le ambizioni degli uomini d’affari, le recriminazioni dei dirigenti religiosi e il margine di manovra di cui dispongono gli agenti di polizia sulla sabbia.

Se questa ordinanza viene rapidamente abbandonata, poi dimenticata, l’analisi su scala micro-urbana della sua applicazione mette in rilievo delle importanti evoluzioni. Innanzitutto, la controversia attorno al divieto di indossare il costume da bagno in città fa luce sullo spostamento radicale che si opera sul litorale ai primi del XX secolo: la spiaggia del XIX secolo, dove si è vestiti come in città, cede il passo alla spiaggia come la conosciamo oggi, in cui è di rigore la semi-nudità e dove il corpo viene dato in spettacolo. Questa evoluzione genera delle forti tensioni, tra le quali questo dibattito sull’ordinanza che limita il costume da bagno al solo spazio acquatico è l’esempio più eclatante. In seguito, il dibattito intorno a questa ordinanza permette di osservare l’emergenza di nuove norme della presentazione di sé in una città litoranea come Los Angeles: oramai è accettato e accettabile svelare una parte del proprio corpo. Per le strade, nei tram e nei negozi. Facendo il suo ingresso nella città, per lo meno in quelle del Sud della California, il costume da bagno inaugura una nuova era nella storia dello spazio pubblico urbano. Questa evoluzione è il prodotto delle trasgressioni quotidiane della frontiera spiaggia/città. Varcando questa linea, i bagnanti trasgressori contribuiscono a diluire il divieto e sconvolgono la invisibile segmentazione dello spazio urbano. In altre parole, sono i cittadini, con il loro uso trasgressivo della spiaggia e dei suoi dintorni, che rimodellano la città e i suoi divieti.

s.t.

s.t.

© Elsa Abderhamani

1 Santa Monica Evening Outlook, 18 luglio 1919, pag. 1.

2 Santa Monica Evening Outlook, 2 agosto 1919, pag. 2.

3 Venice è annessa da Los Angeles nel 1925, mentre Santa Monica ha mantenuto la sua indipendenza fino ad oggi.

4 Una ordinanza che proibisce ai bagnanti in costume da bagno di passeggiare per le strade viene ad esempio adottata a Revere beach, vicino a Boston

5 Anne-Marie Sohn, «Le corps sexué», in Jean-Jacques Courtine, Alain Corbin e Georges Vigarello (dirs.) Histoire du corps. Vol. 3 : Les mutations du

6 Per il contesto americano, vedi in particolare: Angela J. Latham, «Packaging Women: the Concurrent Rise of Beauty Pageants, Public Bathing and Other

7 È l’argomento che sviluppa Christophe Granger per il contesto francese. Vedi «Batailles de plage. Nudité et pudeur dans l’entre-deux-guerres», Rives

8 A partire dal 1968 è possibile presentare richiesta presso la polizia di Los Angeles per ottenere gli archivi esistenti riguardanti un incidente o

9 Nicole Pellegrin, «Le vêtement comme fait social total», in Christophe Charle (dir.), Histoire sociale, histoire globale ?, Parigi, Éd. de l’EHESS

10 Prendo a prestito questa espressione a Christophe Granger, «Batailles de plage. Nudité et pudeur dans l’entre-deux-guerres», art. cit.

11 Alain Corbin, Le territoire du vide: l’Occident et le désir du rivage (1750-1840), Parigi, Flammarion, 2010; Gabriel Désert, La vie quotidienne sur

12 Catherine Cocks, Tropical Whites: The Rise of the Tourist South in the Americas, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2013, pag. 105.

13 A.J. Latham, «Packaging Women: the Concurrent Rise of Beauty Pageants, Public Bathing and Other Performances of Female Nudity», art. cit., pag. 152

14 Los Angeles Times, 1 agosto 1911, pag. II1.

15 M. A. Herlihy, «Leisure, Space, and Collective Memory», op. cit., pag. 124.

16 Sulla moda dell’abbronzatura nelle Americhe, vedi Catherine Cocks, Tropical Whites, op. cit., pp. 110-123.

17 Santa Monica Evening Outlook, 19 agosto 1916, pag. 1.

18 Santa Monica Evening Outlook, 15 maggio 1915, pag. 1.

19 Catherine Cocks, Tropical Whites, op. cit., pag. 107.

20 Santa Monica Evening Outlook, 15 maggio 1915, pag. 1.

21 Hilde D’Haeyere, «Splashes of Fun and Beauty. Mack Sennett’s Bathing Beauties», in Rob King (dir.), Slapstick Comedy, Londres, Taylor & Francis, 20

22 Santa Monica Evening Outlook, 22 agosto 1916, pag. 8.

23 Santa Monica Evening Outlook, 28 luglio 1915, pag. 1.

24 Santa Monica Evening Outlook, 28 agosto 1916, pag. 4

25 Santa Monica Evening Outlook, 21 agosto 1916, pag. 1.

26 Santa Monica Evening Outlook, 29 luglio 1916, pag. 1.

27 Santa Monica Evening Outlook, 1 luglio 1924, pag. 1.

28 Santa Monica Evening Outlook, 29 luglio 1916, pag. 1.

29 Santa Monica Evening Outlook, 10 agosto 1916, pag. 2.

30 Santa Monica Evening Outlook, 29 luglio 1916, pag. 1.

31 Santa Monica Evening Outlook, 12 aprile 1917, pag. 2.

32 Walter Rucker et James Nathaniel Upton (eds.), Encyclopedia of American Race Riots, Greenwood Press, Westport, 2007, pag. 100.

33 Santa Monica Evening Outlook, 27 giugno 1917, pag. 1.

34 Santa Monica Evening Outlook, 2 agosto 1917, pag. 5.

35 Santa Monica Evening Outlook, 30 agosto 1916, pag. 1.

36 Ibid.

37 Santa Monica Evening Outlook, 18 agosto 1916, pag. 8.

38 Cindy S. Aron, Working at Play: a History of Vacations in the United States, Oxford, Oxford University Press, 1999, pagg. 113‑126.

39 Su questo tema, vedi John F. Kasson, Amusing the Million: Coney Island at the Turn of the Century, New York, Hill & Wang, 1978; Kathy Peiss, Ch

40 Santa Monica Evening Outlook, 21 agosto 1916, pag. 1.

41 Santa Monica Evening Outlook, 7 luglio 1915, pag. 1.

42 Alain Corbin, Le territoire du vide, op. cit., pag. 283.

43 Santa Monica Evening Outlook, 4 giugno 1917, pag. 1.

44 Santa Monica Evening Outlook, 6 giugno n 1917, pag. 1.

45 Santa Monica Evening Outlook, 12 giugno 1917, pag. 1.

46 Santa Monica Evening Outlook, 1° agosto 1917, pag. 1.

47 Santa Monica Evening Outlook,

48 Santa Monica Evening Outlook, 8 agosto 1917, pag. 1.

49 Santa Monica Evening Outlook, 1 maggio 1918, pag. 1.

50 Santa Monica Evening Outlook, 7 aprile 1919, pag. 5.

51 1 Santa Monica Evening Outlook, 18 luglio 1919, pag. 1.

52 Santa Monica Evening Outlook, 23 luglio 1919, pag. 4.

53 Santa Monica Evening Outlook, 10 septembre 1919, pag. 2.

54 Santa Monica Evening Outlook, 2 agosto 1919, pag. 2

55 Santa Monica Evening Outlook, 2 giugno 1920, pag. 3.

56 Los Angeles Times, 9 mai 1926, pag. 12.

57 Su questo tema, vedi Paula S. Fass, The Damned and the Beautiful: American Youth in the 1920s, Oxford, Oxford University Press, 1977.

58 Su questo tema, vedi A. J. Latham, «Packaging Women: the Concurrent Rise of Beauty Pageants, Public Bathing and Other Performances of Female Nudity

59 Los Angeles: A Guide to the City and its Environs, New York, Hastings house, 1941, pag. 4.

60 Nathanael West, L’incendie de Los Angeles, tradotto da Marcelle Sibon, Parigi, Seuil, 1961 [1939], pag. 221.

Bibliography

Cindy S. Aron, Working at Play: a History of Vacations in the United States, Oxford, Oxford University Press, 1999.

Catherine Cocks, Tropical Whites: The Rise of the Tourist South in the Americas, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2013.

Alain Corbin, Le territoire du vide: l’Occident et le désir du rivage (1750-1840), Parigi, Flammarion, 2010.

Christophe Granger, «Batailles de plage. Nudité et pudeur dans l’entre-deux-guerres», Rives méditerranéennes, No 30, 2008, pagg. 117-133.

John F. Kasson, Amusing the Million: Coney Island at the Turn of the Century, New York, Hill & Wang, 1978.

John K. Walton, The British Seaside: Holidays and Resorts in the Twentieth Century, Manchester, Manchester University Press, 2000.

Jeff Wiltse, Contested Waters: A Social History of Swimming Pools in America, Chapel Hill, The University of North Carolina Press, 2007.

The Beach Club, Mack Sennett Comedies (1928)

(visionabile su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=5SQhq6LVNiI)

Nathanael West, The Day of the Locust, New York, Random house, 1939 [traduzione francese: L’incendie de Los Angeles, Parigi, Seuil, 1961].

Altro sito ricco di fotografie antiche di Santa Monica:

http://waterandpower.org/museum/Early_Views_of_Santa_Monica.html

Notes

1 Santa Monica Evening Outlook, 18 luglio 1919, pag. 1.

2 Santa Monica Evening Outlook, 2 agosto 1919, pag. 2.

3 Venice è annessa da Los Angeles nel 1925, mentre Santa Monica ha mantenuto la sua indipendenza fino ad oggi.

4 Una ordinanza che proibisce ai bagnanti in costume da bagno di passeggiare per le strade viene ad esempio adottata a Revere beach, vicino a Boston, nel 1897. Mark Allan Herlihy, «Leisure, Space, and Collective Memory in the “Athens of America”: A History of Boston’s Revere Beach», tesi di dottorato (Ph.D.), storia, Brown University, 2000, pag. 136.

5 Anne-Marie Sohn, «Le corps sexué», in Jean-Jacques Courtine, Alain Corbin e Georges Vigarello (dirs.) Histoire du corps. Vol. 3 : Les mutations du regard. Le XX siècle, Parigi, Seuil, 2006, pag. 94.

6 Per il contesto americano, vedi in particolare: Angela J. Latham, «Packaging Women: the Concurrent Rise of Beauty Pageants, Public Bathing and Other Performances of Female Nudity», Journal of Popular Culture, n29-3, 1995, pp. 149‑167; Debbie Ann Doyle, «Mass culture and the Middle-Class Body on the Beach in Turn-of-the-Century Atlantic City», in Josephine Carubia, Lorraine Dowler et Bonj Szczygiel (dirs.) Gender and Landscape: Renegotiating the Moral Landscape, 2005, pagg. 94‑108; Lena Lencek e Gideon Bosker, Making Waves: Swimsuits and the Undressing of America, San Francisco, Chronicle Books, 1989 ; Jeff Wiltse, Contested Waters: A Social History of Swimming Pools in America, Chapel Hill, The University of North Carolina Press, 2007.

7 È l’argomento che sviluppa Christophe Granger per il contesto francese. Vedi «Batailles de plage. Nudité et pudeur dans l’entre-deux-guerres», Rives méditerranéennes, no 30, 2008, pagg. 117‑133.

8 A partire dal 1968 è possibile presentare richiesta presso la polizia di Los Angeles per ottenere gli archivi esistenti riguardanti un incidente o un arresto, ma bisogna disporre della data, del luogo e di una descrizione precisa per ottenere il fascicolo.

9 Nicole Pellegrin, «Le vêtement comme fait social total», in Christophe Charle (dir.), Histoire sociale, histoire globale ?, Parigi, Éd. de l’EHESS, 1993, pagg. 81-92.

10 Prendo a prestito questa espressione a Christophe Granger, «Batailles de plage. Nudité et pudeur dans l’entre-deux-guerres», art. cit.

11 Alain Corbin, Le territoire du vide: l’Occident et le désir du rivage (1750-1840), Parigi, Flammarion, 2010; Gabriel Désert, La vie quotidienne sur les plages normandes du Second Empire aux Années folles, Parigi, Hachette, 1983. È questo ugualmente il caso dell’opera di Marc Boyer sulla Costa Azzurra, nonostante le date citate nel titolo: Marc Boyer, L’hiver dans le Midi: L’invention de la Côte d’Azur XVIII - XXI siècle, Parigi, L’Harmattan, 2010. Un certo numero di storici hanno incominciato ad interessarsi al XX secolo, è segnatamente il caso di John K. Walton per la Gran Bretagna e, più di recente, di Christophe Granger (citato sopra) e Johan Vincent per la Francia: John K. Walton, The British Seaside: Holidays and Resorts in the Twentieth Century, Manchester, Manchester University Press, 2000; Johan Vincent, L’intrusion balnéaire. Les populations littorales bretonnes et vendéennes face au tourisme (1800-1945), Rennes, Presses universitaires de Rennes, 2007.

12 Catherine Cocks, Tropical Whites: The Rise of the Tourist South in the Americas, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2013, pag. 105.

13 A.J. Latham, «Packaging Women: the Concurrent Rise of Beauty Pageants, Public Bathing and Other Performances of Female Nudity», art. cit., pag. 152.

14 Los Angeles Times, 1 agosto 1911, pag. II1.

15 M. A. Herlihy, «Leisure, Space, and Collective Memory», op. cit., pag. 124.

16 Sulla moda dell’abbronzatura nelle Americhe, vedi Catherine Cocks, Tropical Whites, op. cit., pp. 110-123.

17 Santa Monica Evening Outlook, 19 agosto 1916, pag. 1.

18 Santa Monica Evening Outlook, 15 maggio 1915, pag. 1.

19 Catherine Cocks, Tropical Whites, op. cit., pag. 107.

20 Santa Monica Evening Outlook, 15 maggio 1915, pag. 1.

21 Hilde D’Haeyere, «Splashes of Fun and Beauty. Mack Sennett’s Bathing Beauties», in Rob King (dir.), Slapstick Comedy, Londres, Taylor & Francis, 2009, pp. 207‑255.

22 Santa Monica Evening Outlook, 22 agosto 1916, pag. 8.

23 Santa Monica Evening Outlook, 28 luglio 1915, pag. 1.

24 Santa Monica Evening Outlook, 28 agosto 1916, pag. 4

25 Santa Monica Evening Outlook, 21 agosto 1916, pag. 1.

26 Santa Monica Evening Outlook, 29 luglio 1916, pag. 1.

27 Santa Monica Evening Outlook, 1 luglio 1924, pag. 1.

28 Santa Monica Evening Outlook, 29 luglio 1916, pag. 1.

29 Santa Monica Evening Outlook, 10 agosto 1916, pag. 2.

30 Santa Monica Evening Outlook, 29 luglio 1916, pag. 1.

31 Santa Monica Evening Outlook, 12 aprile 1917, pag. 2.

32 Walter Rucker et James Nathaniel Upton (eds.), Encyclopedia of American Race Riots, Greenwood Press, Westport, 2007, pag. 100.

33 Santa Monica Evening Outlook, 27 giugno 1917, pag. 1.

34 Santa Monica Evening Outlook, 2 agosto 1917, pag. 5.

35 Santa Monica Evening Outlook, 30 agosto 1916, pag. 1.

36 Ibid.

37 Santa Monica Evening Outlook, 18 agosto 1916, pag. 8.

38 Cindy S. Aron, Working at Play: a History of Vacations in the United States, Oxford, Oxford University Press, 1999, pagg. 113‑126.

39 Su questo tema, vedi John F. Kasson, Amusing the Million: Coney Island at the Turn of the Century, New York, Hill & Wang, 1978; Kathy Peiss, Cheap Amusements: Working Women and Leisure in Turn-of-the-Century New York, Philadelphie, Temple University Press, 1987.

40 Santa Monica Evening Outlook, 21 agosto 1916, pag. 1.

41 Santa Monica Evening Outlook, 7 luglio 1915, pag. 1.

42 Alain Corbin, Le territoire du vide, op. cit., pag. 283.

43 Santa Monica Evening Outlook, 4 giugno 1917, pag. 1.

44 Santa Monica Evening Outlook, 6 giugno n 1917, pag. 1.

45 Santa Monica Evening Outlook, 12 giugno 1917, pag. 1.

46 Santa Monica Evening Outlook, 1° agosto 1917, pag. 1.

47 Santa Monica Evening Outlook,

48 Santa Monica Evening Outlook, 8 agosto 1917, pag. 1.

49 Santa Monica Evening Outlook, 1 maggio 1918, pag. 1.

50 Santa Monica Evening Outlook, 7 aprile 1919, pag. 5.

51 1 Santa Monica Evening Outlook, 18 luglio 1919, pag. 1.

52 Santa Monica Evening Outlook, 23 luglio 1919, pag. 4.

53 Santa Monica Evening Outlook, 10 septembre 1919, pag. 2.

54 Santa Monica Evening Outlook, 2 agosto 1919, pag. 2

55 Santa Monica Evening Outlook, 2 giugno 1920, pag. 3.

56 Los Angeles Times, 9 mai 1926, pag. 12.

57 Su questo tema, vedi Paula S. Fass, The Damned and the Beautiful: American Youth in the 1920s, Oxford, Oxford University Press, 1977.

58 Su questo tema, vedi A. J. Latham, «Packaging Women: the Concurrent Rise of Beauty Pageants, Public Bathing and Other Performances of Female Nudity», art. cit.

59 Los Angeles: A Guide to the City and its Environs, New York, Hastings house, 1941, pag. 4.

60 Nathanael West, L’incendie de Los Angeles, tradotto da Marcelle Sibon, Parigi, Seuil, 1961 [1939], pag. 221.

Illustrations

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© Elsa Abderhamani

Cartolina che raffigura le spiagge di Santa Monica.

Cartolina che raffigura le spiagge di Santa Monica.

Dagli anni Dieci, le spiagge della regione sono facilmente raggiungibili in auto (si distinguono le numerose spazi di parcheggio per gli Angelinos) o in tram.

Collezione privata : Elsa Devienne

Cartolina che raffigura la spiaggia di Ocean Park a Santa Monica.

Cartolina che raffigura la spiaggia di Ocean Park a Santa Monica.

In secondo piano, si vede uno dei numerosi parchi di divertimento della costa.

Collezione privata : Elsa Devienne

Bagnanti sulla spiaggia di Santa Monica nel 1910.

Bagnanti sulla spiaggia di Santa Monica nel 1910.

Le donne portano un vestito ampio e calze; alcune di esse indossano cuffia da nuoto per coprire i loro capelli. Gli uomini indossano abiti che soprono le spalle e arrivano all'altezza del ginocchio.

Per gentile concessione : Santa Monica Public Library Image Archives.

Bagnanti sulla spiaggia di Santa Monica nel 1910.

Bagnanti sulla spiaggia di Santa Monica nel 1910.

Per gentile concessione : Santa Monica Public Library Image Archives.

Annette Kellerman posa nel suo famoso costume intero nero (1919).

Annette Kellerman posa nel suo famoso costume intero nero (1919).

Questo la portò ad essere arrestata sulla spiaggia di Revere Beach, vicino a Boston, Massachusetts, nel 1907.

Washington, Library of Congress, Prints & Photographs Division, George Grantham Bain Collection, LC-B2- 738-5.

La spiaggia di Ocean Park a Santa Monica nel 1915.

La spiaggia di Ocean Park a Santa Monica nel 1915.

Alcune persone sembrano indossare abiti per la città, ma la maggiore parte delle persone sulla sabbia sono ora in costume da bagno. Tuttavia, è dfficile dire dove finisce la spiaggio e dove comincia la città

Panorama sulla spiaggia di Ocean Park che mostra la stabilimento balneare.

Panorama sulla spiaggia di Ocean Park che mostra la stabilimento balneare.

Collezione private : Elsa Devienne

I membri di un club privato si rilassano sulla spiaggia in costumi da bagno tipici dalla metà degli anni venti.

I membri di un club privato si rilassano sulla spiaggia in costumi da bagno tipici dalla metà degli anni venti.

I costumi sono più stretti e permettono di vedere le spalle e le cosce dei bagnanti.

L'attrice Imogen Ingalls posa sulla spiaggia di Del Rey.

L'attrice Imogen Ingalls posa sulla spiaggia di Del Rey.

Palisades Del Rey Press, 15 Giugno 1926, pag. 7 / Fritz Burns Collection, Archives and Special Collections, William H. Hannon Library, Loyola Marymount University

s.t.

s.t.

© Elsa Abderhamani

References

Electronic reference

Elsa Devienne, « Controversie a Los Angeles », Modes pratiques [Online],  | 2020, Online since 14 February 2025, connection on 20 April 2025. URL : https://devisu.inha.fr/modespratiques/982

Author

Elsa Devienne

Université Paris Ouest Nanterre La Défense / EHESS

Elsa Devienne è docente di civiltà americana presso l'Université Paris Ouest Nanterre La Défense. Specializzata in storia ambientale e storia urbana, ha pubblicato, con Lisa Brawley, D'Après nature : Frederick Law Olmsted et le park movement américain (Éditions Fahrenheit, 2014). Attualmente sta lavorando alla pubblicazione della sua tesi di laurea, discussa nel 2014 all'EHESS e dedicata alla storia sociale e ambientale della costa di Los Angeles nel XX secolo.

By this author

Translators

Laura Massarelli

Silvia Vacirca

Copyright

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